Video: “Il Sapone Molle – cos’è?”
Video: ” Infografica Sapone tipo Marsiglia e bucato in lavatrice”
Short “il sapone è naturale?”
Visti i commenti su fb al precedente post sul sapone di Aleppo, mi sono resa conto che non è sempre chiarissimo cosa davvero sia un sapone, con il quale intendo sia la saponetta da toeletta, sia quella per bucato “tipo marsiglia”.
Non è chiara nemmeno la differenza tra un sapone e il classico detergente liquido, prodotto con tensioattivi di sintesi.
E anche sul processo con cui si crea il sapone, la “saponificazione” appunto, ci sono molti dubbi.
Spero questo post possa essere utile a chi vuole saperne di più sul sapone dal punto di vista ESCLUSIVAMENTE chimico. Quello che si studia a Chimica generale I, sul “Silvestroni” per intenderci.
Inoltre, con “cosa” vi lavate non è certo affar mio…userete quello che vi pare e piace ovviamente!
L’articolo è molto molto lungo.
Ho cercato di essere il più chiara possibile.
Tutti i commenti o domande sul mio blog sono sempre gradite, da chi ovviamente ha letto il post fino in fondo e senza pregiudizi.
PS: NON VENDO sapone o altri cosmetici, NON LAVORO per aziende che producono saponi o cosmetici, USO il sapone per bucato e le saponette (ma non per tutte le parti del corpo).
Dalla Treccani on line:
saponificazióne: Trasformazione dei grassi e degli oli vegetali o animali in sapone. Consiste nell’idrolisi degli esteri del glicerolo formati dagli acidi grassi superiori (oli e grassi) effettuata in condizioni basiche: dalla reazione si formano glicerolo e sapone, (….).
In pratica, la reazione chimica tra una sostanza basica/alcalina e degli acidi grassi di origine vegetale (olio d’oliva, di semi, di palma, di cocco ecc.) oppure animale (sego, strutto, ecc.) porta alla formazione di un sale (il sapone) e di un alcool (la glicerina).
Le reazioni chimiche sono per definizione una TRASFORMAZIONE dei reagenti iniziali in prodotti, sostanze totalmente diverse da quelle iniziali (altrimenti non sarebbe una reazione chimica!).
Se come sostanza alcalina/basica usate la soda caustica (idrossido di sodio: NaOH) allora il sapone/saponetta sarà un sale sodico duro, se invece usate la potassa caustica (idrossido di potassio: KOH) allora otterrete un sapone potassico e molle.
La saponificazione può avvenire attraverso il metodo “a caldo” o “a freddo”. Per la natura stessa di questi due processi, nel primo caso si ottiene un prodotto più puro e pulito, mentre il metodo a freddo è più sbrigativo e potrebbero rimanere impurezze delle materie prime.
Ci sono migliaia di siti web sull’autoproduzione casalinga del sapone.
NON voglio dare alcun consiglio in tal senso.
Quindi, se volete approfondire o avere indicazioni pratiche, vi rimando al preziosissimo trattato in 4 puntate, del maestro saponiere Toto48 sul magazine di Ecobiocontrol. E anche alla procedura super dettagliata e fotografata dal mastro saponiere Frimpo, per saponificare gli oli esausti della cucina.
Come già ribadito, il mio post vuole affrontare SOLO la parte chimica dell’argomento.
Il sapone “lava” e deterge, perché come tutte le molecole dei tensioattivi, contiene una parte apolare (si scioglie nel grasso) e una parte polare, che invece è affine all’acqua e viene letteralmente lavata via nel risciacquo, portandosi dietro anche lo sporco. (Sul glossary di Mammachimica troverete info più dettagliate sui tensioattivi se vi interessa).
La cosa certa è che il sapone creato in questo modo ha un pH 9-9,5 (alcalino/basico). Questo è INEVITABILE, succede in qualsiasi sapone a prescindere dal tipo di oli o grassi usati: animali, vegetali 100% italiani, biologici, esotici, estratti a freddo, ecc.
Se mettessimo assieme al sapone un acido, per esempio acido citrico o lattico, per abbassare il suo pH e renderlo meno alcalino, lo decomporremo.
Libereremmo gli acidi grassi e non avremmo più qualcosa che lava, ma una cosa che sporca. In pratica non avremmo più il sapone.
Il sapone per sua natura è alcalino, ad un pH diverso NON PUO’ ESISTERE.
Detto ciò, è anche evidente che il pH della saponetta è quindi molto diverso dalla nostra pelle, che è invece a pH 5,5-6 (acido). Ne consegue che la pelle detersa con un tale sapone dovrà impiegare del tempo a tornare al suo pH naturale e ripristinare il sebo tolto.
Molte persone lo tollereranno meno di altre, nel senso che sentiranno la pelle più secca o che “tira”. Forse chi ha la pelle molto grassa se ne accorge di meno.
Ecco perché la scelta con cosa lavarsi il corpo è soggettiva (anche perché adesso, a differenza dei nostri nonni, abbiamo alternative).
Anche i capelli uno può lavarseli come gli pare, figuriamoci!
Ma usare un sapone alcalino “chimicamente” non è una buona idea: la cheratina viene intaccata con le sostanze basiche e il capello diventerebbe brutto, rovinato, come stoppa.
Chi fa spesso le tinte chimiche se ne accorge molto bene di questo, infatti a lungo andare e se non li taglia, si ritrova i capelli “sfibrati”. Proprio perché, per far entrare il colore nel capello, le scaglie di cheratina vengono aperte con una sostanza alcalina. Mentre tutti gli shampoo e i balsami sono acidi, proprio per non rovinare la cheratina.
E’ chiaro che questo danneggiamento del capello si vede molto di più se si ha la chioma lunga!
Molti mi scrivono che si lavano tranquillamente con sapone e non si accorgono della differenza…poi scopro che hanno i capelli cortissimi.
Al contrario, per radersi l’alcalinità del sapone è utile. Aprendo le scaglie di cheratina del pelo lo rende più debole e di facile taglio.
Il sapone è certamente un cosmetico ecologico e millenario.
Si fa dall’antichità a partire da grassi e oli differenti, a seconda di quello che ovviamente avevano a disposizione in quel paese, a quelle latitudini e in quel periodo storico.
Citando il libro Silvestroni: “I primi saponi sembrano siano stati fabbricati in Mesopotamia circa 5000 anni fa, partendo da cenere di legno (alcalina/basica) e da grassi animali.”
Come tutti i cosmetici, deve pertanto rispettare le caratteristiche, indicate nel famigerato Regolamento cosmetici (CE) n. 1223/2009:
art. 2: definizione di «prodotto cosmetico»: qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei.
Il sapone dunque NON è un farmaco, non è un medicamento, non può arrivare agli strati interni del nostro corpo (come precisato dal regolamento).
E comunque, anche se contenesse al suo interno un ingrediente “miracoloso”, il sapone è un detergente, un cosmetico “a risciacquo”, che sta a contatto della pelle un tempo limitato, necessario appunto per lavarla.
Però può certamente capitare che dei dermatologi lo consiglino.
I motivi possono essere vari, ne indico alcuni:
– magari perché alcune persone hanno reazioni allergiche ai conservanti contenuti nei detergenti liquidi, che causano brutte dermatiti. Per questo forse trovano giovamento a lavarsi con la saponetta che non ha conservanti dato che contiene pochissima acqua (la responsabile di eventuale proliferazione batterica).
– oppure ci sono situazioni in cui l’alcalinità è proprio consigliata: per esempio nelle affezioni di Candida.
Tutti i classici detergenti liquidi, che vengono cioè prodotti con tensioattivi di sintesi, sono sempre a pH acidulo (5.5-6) come la nostra pelle, tranne quelli che vengono “specificatamente” indicati per il trattamento della Candida, che sono leggermente alcalini.
Ecco perché forse anche in questo caso, lavarsi con una saponetta (sale sodico) può giovare e viene consigliato, per la sua alcalinità. Lo consigliava sempre la dott.ssa Riccarda Serri, creatrice del sito Skineco e purtroppo non più qui con noi.
Tornando alla reazione di saponificazione, il reagente soda caustica (idrossido di sodio) è una base estremamente forte che può provocare gravi ustioni e che va maneggiata con super attenzione, con le protezioni necessarie e con gli strumenti adeguati.
D’altronde, se reagisce e trasforma gli oli o i grassi per creare il sapone, così lo farà anche con la nostra pelle se non adeguatamente protetta.
Ecco perché è anche di fondamentale importanza il calcolo della quantità di soda.
Il conteggio della soda dipende dall’indice di saponificazione, diverso per ogni olio/grasso.
Se fosse in eccesso creerebbe un sapone intoccabile perché estremamente irritante a pH elevatissimo.
Nel caso di saponi destinati al bucato per pretrattare, la soda dovrà saponificare e quindi trasformare tutto il grasso in sapone, proprio perché l’obiettivo è lavare i panni, essere aggressiva sullo sporco e non lasciare acidi grassi liberi che invece li sporcherebbero.
Nel caso invece di un sapone da toeletta è il contrario. Per sicurezza si farà lo “sconto soda” proprio per evitare che ce ne sia di libera, lascerà un po’ di acidi grassi “liberi”.
Ma lascerà solo quelli.
Nel senso che quando faccio reagire l’olio con la soda caustica, questa distrugge/trasforma tutto ciò che trova: il grasso lo saponifica (tutto o in parte a seconda appunto dello “sconto”) ma tutte le altre sostanze le attacca irrimediabilmente. Mi riferisco alle molecole più delicate, quelle che per esempio contribuiscono alle caratteristiche organolettiche di un olio e che vengono già distrutte solo con il calore: le vitamine, i polifenoli, i pigmenti. Figuratevi cosa gli fa la soda caustica!
Ecco perché, tutti gli ingredienti “di pregio”, che possono in qualche modo migliorare la saponetta, renderla più bella o piacevole da usare, tipo: oli essenziali, oli emollienti, oli nutrienti, coloranti, petali di fiori, ecc. devono essere sempre messi ALLA FINE della reazione di saponificazione.
Nel caso della saponificazione a freddo vengono messi nella fase “a nastro”, nella saponificazione a caldo dopo i lavaggi con salamoia.
Ma non dimenticate mai che qualsiasi sapone (sale sodico) è sempre a pH alcalino e che quindi in qualche modo queste sostanze potrebbe modificarle. Vanno scelte con criterio altrimenti si rischiano di perdere o non servire a nulla.
Per avere un sapone con determinate caratteristiche fisiche e lavanti è ovviamente anche molto importante la scelta del tipo di olio o del mix di più oli.
I grassi e gli oli non sono tutti uguali ovviamente, perché sono costituiti da molecole diverse, derivando da materie prime diverse (animali o vegetali). Ogni grasso/olio ha una composizione chimica totale specifica e che lo rende unico.
Per esempio alcuni contengono i grassi “saturi”, che hanno il singolo legame tra gli atomi di carbonio, mentre altri, gli “insaturi” hanno il doppio legame.
In generale, un sapone derivante da acidi grassi saturi, sarà duro e con potere lavante basso.
Un sapone derivante da oli insaturi, avrà un potere lavante leggermente maggiore (proprio grazie alla presenza dei doppi legami, più affini al grasso).
Quindi sceglierli e bilanciarli nel modo migliore potrà conferire al sapone durezza, potere emulsionante (lavante, bagnante), schiuma, piacevolezza, ecc. molto diverse.
Lavare con il sapone/ saponetta comporta anche inevitabilmente la comparsa di residui insolubili in acqua. E’ la pappetta che si ritrova sulle pareti del lavandino o della vasca.
La formazione di questi residui insolubili è INEVITABILE perché deriva dalla reazione tra il sale sodico o potassico (il sapone appunto) e gli ioni metallici Ca e Mg contenuti in acqua. Più l’acqua è “dura” e più si formeranno.
Ecco perché, come scritto sempre e ovunque sul blog di Mammachimica, fare un detersivo lavatrice con solo sapone di marsiglia in acqua, oltre a lavare poco, ingrigisce e indurisce i panni. Perché i residui insolubili si accumuleranno sul tessuto. E’ quindi necessario usare sempre un sequestrante nei detersivi per bucato (l’ecologico citrato di sodio per esempio).
La saponificazione è anche ovviamente influenzata dalla temperatura, tempo trascorso e umidità della stanza dove farete stagionare il sapone, la presenza di sequestranti, ecc., tutte accortezze che possono notevolmente influire sulla sua conservazione o ahimè irrancidimento del sapone, dovuto alla presenza degli acidi grassi “liberi” di cui abbiamo parlato sopra.
E non da ultimo è necessario l’”occhio” esperto del saponiere.
In fin dei conti la saponificazione è una reazione chimica, quindi procede in base a regole e processi ben precisi.
Ultimamente, per ovviare al grande problema di abuso di plastica, si trovano in commercio dei detergenti solidi, che però non sono saponette in senso classico, non sono sali sodici o potassici a pH alcalino/basico.
Sono i classici detergenti liquidi a pH acidulo/neutro, simile alla nostra pelle, resi però solidi, senza acqua e quindi senza bisogno di flacone e non lasciano la pappetta sulle pareti della vasca.
Come riconosco e due saponi?
Semplice, dovete leggere l’inci.
Dopo la reazione di saponificazione tutte le saponette diventano dei “tensioattivi anionici”, con nomenclatura internazionale bel precisa.
Se compare un nome che finisce per “-ATE” preceduto da sodium o potassium, allora siete alla presenza della saponetta classica, un sale sodico o potassico. La parte che precede la desinenza -ate, vi indica quale sostanza alcalina (sodica o potassica) e poi quale grasso è stato usato per fare quella saponetta, per esempio:
– sodium tallowate: idrossido di sodio e grasso animale
– sodium cocoate: idrossido di sodio e olio di cocco
– potassium olivate: idrossido di potassio e olio da olive
– sodium palme kernelate: idrossido di sodio e olio di semi di palma
– sodium palmate: idrossido di sodio e olio palma
Ma potreste anche trovare in inci il nome per intero del grasso usato e della sostanza alcalina, per esempio:
– olea europaea fruit oil, sodium hydroxyde: olio di oliva e idrossido di sodio
– olea europaea fruit oil, potassium hydroxide: olio di oliva e idrossido di potassio
– helianthus annuus seed oil, sodium hydroxyde: olio di semi di girasole e idrossido di sodio
I detergenti ottenuti invece con tensioattivi di sintesi, costruiti in laboratorio, sia partendo da materie prime vegetali che non, possono essere di vari tipi: anfoteri, anionici, non ionici, cationici. (Per approfondire vi rimando sempre al Glossary di Mammachimica).
In particolare i detergenti SOLIDI li riconoscete se per esempio in inci c’è: Sodium Cocoyl Isethionate, Sodium Coco-Sulfate, Disodium Lauryl Sulfosuccinate, ecc.
Buone docce consapevoli a tutti!
https://www.ecobiocontrol.bio/magazine/la-storia-del-sapone-e-autoproduzione-capitolo-1/
https://www.ecobiocontrol.bio/magazine/sapone-da-oli-esausti/
Ciao, quindi sapone e tensioattivi anionici sono la stessa cosa?
Perché in alcuni detersivi si legge uno o l’altro?
Forse perché con sapone pensiamo subito alla saponetta solida, mentre si tensioattivi anionici ce ne sono tanti…e la composizione chimica dei detersivi ha regolle diverse che quella dei cosmetici
ciao Sara
Gentile Sara,
Ci sarebbe una sostanza che scioglie i residui insolubili del sapone? Penso che la doccia si sia un po’ intasata per quello perché il filtro per i capelli c’è (ho letto la tua pagina sugli scarichi intasati).
Grazie mille per questo blog!
il problema è che se sono insolubili significa che ci vuole proprio una cosa potente…devi cercare quelli commerciali a base di acido solforico o soda caustica, ma ovviamente sono da maneggiare con estrema attenzione (e a volte nemmeno risolvono).
Quando riuscirai a eliminare il problema, cosa migliore sarebbe limitare il sapone sale sodico…
ciao Sara
Ciao Mammachimica,
ti sottopongo un quesito a cui non riesco a dare una risposta con la speranza che tu possa essermi di aiuto.
Ho un bimbo di pochi mesi e per pulirgli le parti intime al cambio del pannolino sto usando olio di mandorle, come consigliatomi dall’ospedale in cui ho partorito.
Peccato che dopo pochi mesi le lavette e i dischetti che uso per pulirlo e asciugarlo sono diventati irrimediabilmente unti e puzzano di rancido. Nonostante i lavaggi in lavatrice e un risciacquo immediato con acqua e sapone di Marsiglia.
Perchè l’olio di mandorle sembra non andare via? Quale rimedio posso adottare per recuperare le cose irrancidite?
Ti ringrazio anticipatamente. Giada
l’olio di mandorle è tremendo…ed è normale che irrancidendo puzza.
E di certo il povero marsiglia non ce la fa a levare tutto quel grasso.
Devi mettere le lavette e i dischetti in ammollo tutta la notte carbonato di sodio e un po’di det piatti. e il giorno dopo lavi a 60gradi con un buon deterssivo. Se i panni non ti preoccupano se scoloriscono, potresti fare la stessa cosa ma con ammollo tutta notte in percarbonato.
Magari non risolvi subito e dovrai ripetere, ma quasto è l’unico modo sensato e chimico per procedere.
ciao Sara
Buongiorno, trovo assolutamente “complice” (ma in questo caso sto scherzando) il fatto di aver dimenticato di approfondire il sale potassico, ossia ottenuto, oltre alla soda, anche con una certa percentuale di potassium hydroxide. Tale sapone, prodotto ormai da pochissimi saponifici (Bologna, Senigallia) perché più costoso, è capace di diluirsi integralmente in acqua (tanto che viene usato anche come antiparassitario), di pulire perfettamente la pelle e i vestiti, di rimuovere altri residui di saponi non potassici dal cestello e di fare praticamente da ammorbidente se lasciato il cubetto nel cassetto poiché rimuove il detersivo residuo. Ti prego di coprire questo argomento (assieme alla meravigliosa nuova candeggina in pastiglie) perché se c’è una cosa di cui avremo bisogno nel futuro è di risparmiare acqua e questi saponi potassici vanno via con uno schizzo di doccia e con un solo risciacquo in lavatrice.
Grazie e complimenti per l’alta competenza del sito, che tengo come vangelo soprattutto per gli sbiancanti e ossidanti – soluzioni green
Pierpaolo
ciao!
ci ho fatto un video… https://youtu.be/heTx2QfVdFg
e tu purtroppo hai scritto cose non vere: non fa da ammorbidente e lascia residui insolubili come gli altri sali sodici purtroppo.
ciao Sara
Salve, solo oggi ho scoperto questo interessante blog. Stavo cercando i motivi per cui, a volte, la saponetta che uso per lavarmi le mani si indurisce e pare non sciogliersi più e non schiumare più per cui diventa inutilizzabile, sopratutto quelle dal costo maggiore e che, almeno in teoria, sono di migliore qualità. Già che mi trovo le faccio un’altra domanda, perché se mi lavo il corpo con la saponetta, a lungo andare (dopo qualche mese), la pelle comincia a prudermi?
Ciao,
alla seconda domanda risponde l’articolo sotto cui hai messo il commento…il pH delle saponette è alcalino (circa 8-9), molto diverso della pelle (pH 5.5), quindi è normale che tiri, la pelle viene stressata, deve continuamente ricreare lo strato lipidico. Insomma, non siamo tutti uguali, magari a qualcuno questo non dà particolarmente fastidio, ma forse per tutto il corpo è meglio altro.
Per la prima domanda, forse l’acqua è molto calcarea e questo impedisce la formazione di tanta schiuma (a lungo andare la saponetta si riempie di sali insolubili).
ciao Sara
Ciao Sara,
Seguo da pochissimo i tuoi consigli e le tue ricette, ho ancora tanto da leggere… mi piacciono tanto le cose che ci racconti e incomincerò a metterle in pratica, anche se qualcosa facevo già prima. Negli ultimi anni, lavandomi i capelli a casa con, presumibilmente (?), dei buoni prodotti consigliati dal mio parrucchiere e facendo sistematicamente il colore dal mio parrucchiere, che però mi fa la tinta con un prodotto senza ammoniaca, avevo una consistente perdita di capelli giornaliera, a mio parere non fisiologica come è invece normale soprattutto nei cambi di stagione. Sono allergica ai parabeni e ai profumi dei cosmetici e li evito accuratamente. Avendo saputo dell’esistenza del sapone di Aleppo, ho iniziato ad usarlo al posto dello schampo senza poi mettere né balsamo né acido citrico, anche perché nel mio appartamento ho un impianto di addolcitore dell’acqua. E devo dire che da quando uso questo sapone la situazione è decisamente migliorata, me ne cadono molti di meno. Inoltre i miei superfini capelli sembrano più consistenti. Ora leggo che tu parli proprio male del sapone di Aleppo e delle saponette in genere. Mi hai spiazzata. E adesso cosa faccio? Cosa mi consigli?
Fulvia
un buon shampoo e balsamo eco bio…meglio se marchiato Ecobiocontrol, ce ne sono tanti in giro..anche ai discount. Il sapone di aleppo è alcalino, come tutte le saponette tipo marsiglia e quindi rovinano i capelli. Fanno esattamente quello che fanno le tinte: aprono il capello con una sostanza alcalina (ammonaca a volte, se non usano l’ammoniaca ne usano un’altra, magari sena odore, ma è sempre alcalina e non è detto che sia meglio…). A lungo andare i capelli si sfibrano.
Cme, io non vendo niente, se ti trovi bene continua, ma la chimica dice questo.
Ciao Sara
Ciao mamma chimica, ti ho scoperto da poco e ti ringrazio per i tuoi consigli. Mi piacerebbe produrre il sapone in casa sia per le mani che per il corpo, e una buona idea o lascio perdere?
ciao! nei link utili trovi alcuni siti web affidabili per l’autoprduzione dei cosmetici. Cerca lì, io non li ho mai fatti.
Personlmente non riesco a lavarmi tutto il corpo con la saponetta, perchè troppo alcalina, ma siamo tutti diversi!
Ciao Sara
Buongiorno Sara,
Grazie mille per le preziose informazioni che trovo su questo sito che é diventato ormai una referenza assoluta per me e tantissimi altri!
Da qualche tempo uso il sapone di Marsiglia (di olio d’oliva al 72%) per lavarmi i capelli, prima ho usato quello bianco di cui non ricordo la composizione ma che lasciava la “pappetta” nella doccia. Questo non lo fa e fa invece una bella schiuma che mi sembra lavi bene i capelli. Li risciacquo poi con acqua e aceto (ma ho appena comprato l’acido citrico e d’ora in poi li sciacquerò con quello). Ho letto più volte che il sapone rovina i capelli perché li “apre”; la mia domanda é: sciacquandoli poi con una soluzione acida, non contrasto l’azione nefasta del sapone sul capello? Dopo lavati li trovo morbidi e brillanti. Ho i capelli lunghi e non li vedo proprio rovinati (li lavo una volta alla settimana anche se il sabato non sono proprio bellissimi 😛 ! Ma tanto non si esce più percui…). Cosa ne pensi? A dire il vero faccio due risciacqui, uno con più aceto e un secondo con acque filtrata (Brita) e poco aceto; non ho mai misurato l’acidità , vado ad occhio.
Cia Laura,
l’apertura delle scaglie di cheratina non si nota subito…anche chi si fa la tinta all’inizio ha bei capelli e poi a lungo andare si ritrova con la stoppa in testa. Eè vero che tu poi gli metti il citrico, ma lui le chiude momentaneamente, se sono rovinate non le ripara.
E’ come se tu ti lavassi sempre con un detergente aggressivo, a pH elevati che irritano e scombussolano la pelle, la rendono secca e poi ci metti una bella creama.
Perchè far fare questo stress alala pelle o ai capelli (alcalino e poi acidulo) che in commercio ci sono ottimi shampoo?
Io non vendo nulla…lavati come ti pare, ci mancherebbe. Ma la situazione “Chimica” è questa.
Ciao Sara
Buongiorno,
alcune saponette che compro (non tutte) si sciolgono creando una pappetta molto fastidiosa. Ho provato a metterle sul termo per seccare un po’ ma non sembra servire a molto.
A cosa può essere dovuto e come si può risolvere? Grazie mille
Valentina
se lasci la saponetta su un piattino/ciotola in cui rimane acqua questo succederà sempre…la saponetta deve asciugarsi, meglio tenerla su porta sapone che hanno una grata/ripiano bucherellato e che possano così asciugarsi. Altrimenti ingloba acqua e la sua struttura cambia. E dipende anche dagli oli usati nella saponificazione.
ciao Sara
Complimenti per la pagina e le informazioni! volevo chiedere lumi sul sapone potassico che sembra essere tornato molto di moda ed avere moltissimi usi. Ad esempio, mi piacerebbe fare un detergente da lavatrice, oppure per il pavimento in legno, basato sul sapone molle. Si trovano ricette in circolazione ma mi interessava chiedere ad una fonte attendibile. Magari esiste la possibilitá semplicemente di sostituire una certa quantitá di sapone marsiglia con il sapone molle? grazie
Ciao e grazie dei compliemnti.
Puoi certamente sostituire il sapone di marsiglia con il sapone potassico molle. Non l’ho mai fatto però e non so darti le dosi.
Inoltre, devi aggiungre anche tutti gli altri ingredienti che indico nelle ricette. Lavare con solo sapone di marsiglia o molle non è una buona idea: ingrigisce i panni.
Ti consiglio quindi di vedere le ricette, in cui descrivo il perchè di ogni ingrediente e se vuoi sostituire il arsiglia con il molle.
Ciao Sara
Ciao, mi piacerebbe fare un sapone classico per mani/viso in casa: mi chiedevo se potrebbe dare problemi per chi soffre di dermatite.
Volevo inoltre qualche consiglio sulla scelta di oli ( io pensavo di utilizzare olio di cocco, di lavanda, olio di marluca). Posso usare anche l’olio di mandorle ?
ciao,
se hai letto l’articolo hai visto che potrebbe aiutare chi ha dermatiti ma anche dare altri problemi…
Per sapere che oli usare ti consiglio di basarti sulle dispense “storia del sapone e saponificazione” allegate all’articolo 🙂
Ciao Sara
Ciao. Quale shampoo consigli? Conviene quelli d’erboristeria o prodotti naturali? Ho letto che la cenere pulisce l’acute e il capello con alcuni oli naturali, ma non mi fido…
Ciao,
ci sono molto buoni prodotti sia nella grande distribuzione che nei negozi dedicati. Per esempio quelli a marchio Ecobicontrol (trovi la lista nel forum di Zago https://www.ecobiocontrol.bio/aderisci-a-ebc/i-buoni-cosmetici/). Ma anche ai discount puoi trovare ottimi prodotti marchiati ICEA per esempio.
Comunque la cosa giusta da fare e leggere l’Inci.
Erboristico e naturale non significa nulla…anche l’amianto o il petrolio è naturale.
Ma di certo MAI la cenere sui capelli! E’ estrmamnete alcalina. Rovina i capelli, li apre. Tutti gli shampoo e balsamo sono acidi.
Chi scrive queste stupidaggini non sa nulla di chimica, nè di cosmesi suppongo. Ti consiglio di leggere “https://www.mammachimica.it/le-cose-da-non-fare/”
Con la cenere ci faccio lo sgrassatore…
Sui capelli niente cenere o saponetta o bicarbonato o qualsiasi altra cosa a pH alcalini.
Ciao Sara
ho trovato una ricetta per rendere il sapone solido in liquido,intendo saponetta per le mani. facendo sciogliere la saponetta in tre litri di acqua aggiungere un olio di argan o mandorle e olio essenziale. il procedimento consiste nel grattugiare la saponetta e sciorglierla in acqua calda,fare raffreddare anche una notte e poi frullare il tutto aggiungendo gli oli,anche olio di oliva. e imbottigliare. poichè ho visto che tu non proponi nulla di simile,mi chiedevo…è buona come cosa da fare o no??. e se si quanto tempo può stare? grazie.scusami ma chiedo a te perchè ti seguo da qualche mese e produco i tuoi prodotti ed essendo qualificata mi fido delle tue ricette.
Ciao Carmen,
produrre cosmetici non è uno scherzo. Bisogna lavorare pulito per evitare proliferazioni batteriche e non improvvisarsi, perchè i cosmetici vanno sulla pelle.
I detersivi sono molto meno impegnativi in questo senso, perchè posso giocare sul pH per conservarli.
Se vai nella pagina dei link consigliati, troverai siti di spignatto molto attendibile, es. quello di Lola.
Nel caso che mi scrivi: secondo me non ha proprio senso sciogliere il sapone. Dove c’è acqua c’è vita…se non usi un conservante rischi un aproliferazione batterica. E poi le saponette hanno pH molto elevato, le vuoi mitigare con gli oli, ma così poi non lavano..insomma, io ti consiglio un buon detergente liquido. Ce ne sono ottimi nella grande distribuzione, a marchio Ecolabel ed anche Ecobiocontrol.
Se spulci nel mio blog, tra i commenti o nel forum di Zago http://www.ecobiocontrol.bio troverai anche dritte sulle marche e su buoni prodotti, anche al discount.
Ciao Sara
Buongiorno Sara, in merito al commento di Carmen, anch’io ho trovato ricette per riciclare i rimasugli di saponette solide e in effetti il risultato non è nemmeno lontanamente somigliante ai saponi liquidi in commercio. é possibile riutilizzare questi avanzi per farne sapone mani o hai altri suggerimenti. Grazie….sarò lieta di mettere in pratica i tuoi consigli (accetto anche un “buttali via che fai prima” :))
ciao! forse l’unico modo per non buttare materiale è usarle fino alla fine, magari attaccando il pezzo rimasto alla saponetta nuova- Oppure grattugiarle e farci l’antischiuma per il detersivo lavatrice liquido.
ciao Sara