Lo so, è una brutta storia, le cavie da laboratorio, usate per valutare la tossicità di una sostanza, oltre al dispiacere mi fanno anche molta rabbia.
Possibile che la ricerca non abbia ancora trovato un metodo valido e affidabile “in vitro”, cioè effettuato su cellule coltivate in laboratorio e non più “in vivo”, cioè su esseri viventi?
E inoltre, se proprio devono usare esseri viventi, perché torturare piccoli animali indifesi, ne avremmo di esseri umani schifosi da sottoporre…
Comunque, è l’industria farmaceutica quella maggiormente responsabile di tali test.
Infatti un farmaco prima di poter essere immesso sul mercato ha bisogno di molti anni di studi, non solo per valutarne l’efficacia, ma soprattutto per scongiurarne la pericolosità (e nemmeno ci riesce sempre).
Molti staranno pensando anche ai prodotti cosmetici, in che modo vengono testati?
Siamo invasi da flaconi con disegni di coniglietti e scritte tipo “cruelty free” o “prodotto non testato su animali”, ed è qui che nasce la confusione e l’errore.
Per determinare la sicurezza di una crema o un rossetto non si fanno test sugli animali in Europa.
Esiste un articolo di Legge compreso nel “Regolamento Europeo Cosmetici” (REGOLAMENTO CE n. 1223/2009 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici ).
Tale regolamento è entrato in vigore dalla data di pubblicazione e terminerà il suo iter nel 2013. (Un Regolamento è diverso da una Direttiva, quest’ultima infatti deve essere recepita nell’ordinamento nazionale mentre il regolamento entra immediatamente in vigore senza alcun recepimento.)
L’articolo sulla sperimentazione animale è il n°18 ed è molto chiaro in proposito:
“è vietato sperimentare i prodotti cosmetici finiti e gli ingredienti cosmetici sugli animali (divieto di sperimentazione) e immettere sul mercato comunitario prodotti cosmetici finiti e ingredienti, presenti nei prodotti cosmetici, che sono stati sperimentati su animali (divieto di commercializzazione)”.
Quindi nessuno all’interno della Comunità Europea può testare il suo cosmetico su cavie perché sarebbe fuori legge!
E dunque scrivere “cosmetico non testato su animali” non è un valore aggiunto di quel particolare prodotto o di una determinata azienda. Sembra più una trovata del marketing, tipo “specchietto per allodole”, che punta ad attirare il consumatore sensibile ed animalista. In pratica sarebbe come voler specificare una cosa ovvia, allora potrebbero anche scrivere “cosmetico preparato con acqua umida”…
Ne consegue che tutti i produttori di cosmetici, sia quelli sensibili all’eco-bio, che quelli che utilizzano sostanze non dermocompatibili, petrolati o siliconi, sono sullo stesso piano da questo punto di vista, con o senza “coniglietti” sull’etichetta.
Recentemente (dicembre 2012) anche la Cosmetics Europe, che rappresenta l’insieme dei produttori europei di cosmetici (ed è una fonte molto autorevole ) si è espressa sulla questione.
Ha preso una posizione ufficiale contro il claim “cruelty free”, ritenendo sia necessario rimuovere tali etichette perché “misleading” ovvero ingannevoli (questo è l’articolo).
Secondo la Commissione Europea, l’indicazione sulla confezione che il prodotto è stato sviluppato senza fare ricorso alla sperimentazione animale è consentita, ma si deve DIMOSTRARE che le materie prime NON siano state sottoposte a tali test dalla ditta che le vende ma ANCHE da tutte le altre ditte.
E questo dubito che qualcuno possa scriverlo…
E già…
Perché in realtà è che TUTTE le sostanze chimiche presenti sul mercato e utilizzate per creare prodotti di vario genere (cosmetici, detersivi, colle, vernici, ecc.) sono stata testate almeno una volta su animali.
Anche quelle più ecologiche e biodegradabili, tranne i “derivati vegetali non sottoposti a trasformazioni chimiche”. Certamente tali test non sono fatti dalle aziende che producono poi i prodotti che le contengono e nemmeno dai loro fornitori. Però qualcuno, almeno una volta, anche molti anni fa, lo ha fatto, altrimenti non sarebbero sostanze commercializzabili perché non sono ritenute sicure. Lo si può vedere anche dalle “scheda di sicurezza” che una materia prima deve necessariamente possedere per essere messa in vendita, in cui compaiono le informazioni tossicologiche (es. c’è il test di tossicità acuta, il DL50, che prevede la somministrazione della sostanza fino a quando muore “solo” il 50% della popolazione animale).
La Direttiva CE del 2006 chiamata REACH (Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals) prevede che TUTTE le sostanze immesse sul mercato debbano essere testate conformemente a quanto stabilito dall’Unione Europea, utilizzando tutti i test disponibili sia in vitro sia su animali, qualora non vi siano altri test validati per poterli sostituire. L’ECVAM (European Centre for tha Validation of Alternative Methods) è l’ente preposto per convalidare metodi alternativi alla sperimentazione animale.
Attualmente, gli esperimenti per i quali non ci sono ancora metodi alternativi in vitro sono quelli concernenti la tossicità da uso ripetuto, la tossicità riproduttiva e la tossicocinetica, ma il periodo di attuazione è limitato all’11 marzo 2013 e questa, se non ci saranno rinvii, mi sembra una buona notizia!
A questo punto molti di voi potranno pensare: se uso solo prodotti di vecchia formulazione, non incrementerò la sofferenza animale.
Secondo me questo non è molto logico. Magari quelle “vecchie” sostanze usate sono altamente inquinanti. Se si hanno a cuore gli animali questo comprende tutti gli animali, anche gli organismi acquatici e noi umani suppongo! Personalmente credo che la ricerca di nuove molecole vada sempre sostenuta. Potrà creare sostanze maggiormente biodegradabili o dermocompatibili. E’ grazie alla ricerca che adesso abbiamo nuove molecole di sintesi molto meno impattanti sull’ambiente!
Ritengo che la normativa sui cosmetici sia molto interessante, perché affronta il problema dei test su animali ed è volta alla loro soppressione, quindi le lotte animaliste hanno dato qualche frutto!
Spero sia altrettanto chiaro che questo mio discorso non vuole certo sminuire il grande lavoro che fanno le grandi associazioni animaliste e antivivisezioniste, ci mancherebbe!
Sono assolutamente a favore delle iniziative per eliminare le sofferenze degli animali in tutti gli ambiti!
Però a me non piace essere presa in giro, e tanto meno, nascondermi dietro un coniglietto nella scelta di un cosmetico…
Ciao Mammachimica, e’ da un po’ che leggo il tuo blog e questo articolo mi interessa molto, ma mi ha fatto venire un dubbio, forse un po’ banale, ma a cui non sono riuscita a dare risposta neanche cercando in svariati altri siti, blog e forum. Lo sottopongo dunque a te: ma i deodoranti sono considerati prodotti di igiene personale o cosmetici, secondo il Regolamento Europeo Cosmetici?
Grazie mille e continua cosi con il blog!
Claudia
Ciao Claudia e grazie del commento.
L’articolo 2 del Regolamento CE n°1223 sui cosmetici, dà questa definizione di “cosmetico”:
Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «prodotto cosmetico»: qualsiasi sostanza o miscela destinata
ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano
(epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi
genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca
allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, pro
fumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in
buono stato o correggere gli odori corporei;
quindi deduco che il deodorante è un cosmetico che serve per curare la propria igiene personale, precisamente per “correggere gli odori corporei”.
Ciao Sara
Già… il discorso è molto delicato e va molto lontano nella storia… mi ricordano gli esperimenti del “caro ” Pavlov sul condizionamento classico o operante, sul rinforzo positivo …. ecc… o altri esperimenti terribilmente più atroci… “solo” per studiare la psicologia e come reagiamo a determinati stimoli… atroci, ma oggi utilizzati a “fin di bene”. Ci pensavo proprio stanotte… quei bollini rossi del biodizionario hanno quel colore anche perchè sono il prezzo del sangue (la vita) di molte creature indifese che non hanno sperimentato altro che dolore, terrore e senso di impotenza… emozioni che tutti gli animali condividono… la pietà forse, nella specie umana, è quella che più ci manca. Questo argomento mi fa sempre angosciare e piangere, perchè so che non si risolverà… purtroppo.
Ciao Mammachimica, e’ da un po’ che leggo il tuo blog e questo articolo mi interessa molto, ma mi ha fatto venire un dubbio, forse un po’ banale, ma a cui non sono riuscita a dare risposta neanche cercando in svariati altri siti, blog e forum. Lo sottopongo dunque a te: ma i deodoranti sono considerati prodotti di igiene personale o cosmetici, secondo il Regolamento Europeo Cosmetici?
Grazie mille e continua cosi con il blog!
Claudia
Ciao Claudia e grazie del commento.
L’articolo 2 del Regolamento CE n°1223 sui cosmetici, dà questa definizione di “cosmetico”:
Ai fini del presente regolamento si intende per:
a) «prodotto cosmetico»: qualsiasi sostanza o miscela destinata
ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano
(epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi
genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca
allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, pro
fumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in
buono stato o correggere gli odori corporei;
quindi deduco che il deodorante è un cosmetico che serve per curare la propria igiene personale, precisamente per “correggere gli odori corporei”.
Ciao Sara
Già… il discorso è molto delicato e va molto lontano nella storia… mi ricordano gli esperimenti del “caro ” Pavlov sul condizionamento classico o operante, sul rinforzo positivo …. ecc… o altri esperimenti terribilmente più atroci… “solo” per studiare la psicologia e come reagiamo a determinati stimoli… atroci, ma oggi utilizzati a “fin di bene”. Ci pensavo proprio stanotte… quei bollini rossi del biodizionario hanno quel colore anche perchè sono il prezzo del sangue (la vita) di molte creature indifese che non hanno sperimentato altro che dolore, terrore e senso di impotenza… emozioni che tutti gli animali condividono… la pietà forse, nella specie umana, è quella che più ci manca. Questo argomento mi fa sempre angosciare e piangere, perchè so che non si risolverà… purtroppo.